L’annuncio della liberazione dalla morte

L’incarnazione rappresenta la premessa della resurrezione, ripete spesso Antonella, e insieme costituiscono un atto unico. La fede scaturisce da un movimento dell’anima, risvegliata dal Verbo, che si accende alla luce della resurrezione, impressa come sigillo di una pienezza umana raggiunta e manifestata. Tornando verso il suo nucleo, l’anima si affida e rimane salda, radicata, diventando così capace di vivere davvero.

Cosa significa “liberazione dalla morte” nel pensiero di Antonella? Nel pensiero di Antonella, la “liberazione dalla morte” assume una duplice valenza: essa riguarda sia la morte spirituale che l’inganno della morte biologica intesa come fine assoluta della vita.

La morte spirituale è una condizione di distacco dal divino e dalla sorgente di vita interiore. È uno stato in cui l’anima, anziché essere viva e connessa alla luce dell’amore, della verità e della grazia, si chiude in sé stessa, si appesantisce e si separa dalla dimensione spirituale che le dà significato e pienezza. Antonella descrive la morte spirituale come una condizione di allontanamento dalla sorgente interiore di vita che anima l’essere umano. Non è necessariamente uno stato definitivo, ma rappresenta uno spegnimento progressivo dell’anima, che si chiude in sé stessa, perdendo la connessione con la luce dell’amore, della verità e della grazia.

In questa situazione, l’anima si appesantisce, si irrigidisce e si separa dalla dimensione spirituale che le conferisce significato e pienezza. La vita, vissuta senza questa relazione vitale con il divino, diventa opaca, impoverita. Deprivata di nutrimento vitale. Morta. La liberazione dalla morte spirituale avviene attraverso il risveglio interiore, un ritorno consapevole alla sorgente di luce e amore da cui proveniamo e a cui apparteniamo. È un processo che richiede apertura, fiducia e la capacità di lasciarsi amare e trasformare dalla grazia divina.

Nella sezione intitolata “Resurrezione e santità” IN Mistica e Coscienza (2023), Antonella afferma:

Il kerigma, fulcro della predicazione apostolica, annunciando la morte e risurrezione di Gesù, sancisce il dogma della risurrezione della carne, come attesta il Symbolum apostolorum, la più antica formula battesimale introdotta fin dai primi secoli nella Chiesa di Roma. Credere a tale verità richiede contemplazione, esperienza mistica. La fede non è luce, ma oscurità che s’affida e che affidandosi, facendosi denudare velo dopo velo, attraversando il buio della mente, può appena appena intravedere qualche bagliore di una verità che travalica. La risurrezione di Gesù è memoriale, realtà eterna che, una volta penetrata nel tempo, rimane attuale ed efficace, seppure inaccessibile alla ragione.

La resurrezione della carne si riferisce a quel lungo processo attraverso il quale l’essere umano (nella sua dimensione fisica, psichica e spirituale) si apre all’azione dello Spirito Santo che guarisce, purifica e libera dallo spirito del mondo. La resurrezione, come la creazione, è un processo sempre in atto, un polo d’attrazione che investe l’intera umanità.

“La resurrezione è lo stato più profondo della natura umana. Le soglie si devono spalancare nella coscienza, rimanendo comunque in se stesse. […] Questo passaggio è la morte/resurrezione. Morte di uno stato che apre a un altro stato. Il regno dei cieli. La vita contemplativa connette a questo stato […]” (Antonella Lumini, Dio è Madre, p. 162).

L’anelito verso l’origine risveglia la parte psichica dell’anima alla luce spirituale che la eleva, la attrae in un movimento di rigenerazione, ma la forza della risurrezione consuma tutte quelle parti oscure e pesanti che angosciano e opprimono. Coinvolge il corpo, il piano psichico e spirituale, tutto l’essere. Manifestandosi nella divina umanità di Gesù, mette radici nella natura umana, investe i corpi per santificarli.

Natura umana e natura divina lentamente si compenetrano superando la frattura che produce distanza e peso. La risurrezione della carne riguarda l’intero processo che ricongiunge generazione divina e generazione umana, cioè la santificazione.

Antonella Lumini, Mistica e Coscienza, p. 213

L’insegnamento di Antonella invita a sperimentare durante la vita incarnata una liberazione dalla morte che coinvolge l’intero essere. Nulla può rimanere nell’oscurità; tutto deve ritornare come luce nella luce. Esiste uno stretto legame tra resurrezione e redenzione. Il Vangelo non annuncia il ritorno dell’anima all’origine divina come nella visione platonica, ma l’intero processo di trasformazione che consuma la morte, riportandola alla vita.

Per quanto riguarda la morte biologica, il concetto elaborato da Antonella è straordinariamente significativo: la morte è già morta, e può esaurirsi solo ritornando alla vita. Antonella affronta la morte della morte in Dio è Madre. Questa visione, esposta in Dio è Madre, affronta il mistero della morte con una prospettiva radicale e liberatoria. La morte biologica non è una fine assoluta né una realtà definitiva, ma qualcosa che, nella sua essenza, è già stata sconfitta, superata e resa priva di potere dal trionfo della vita divina. Questo concetto suggerisce che la morte, per sua natura, è destinata a dissolversi nel momento in cui si riconnette alla vita. In altre parole, la morte è transitoria, non autonoma, e trova il suo limite e il suo compimento nella vita stessa, che è eterna e originaria. Nella luce di questa comprensione, il ciclo vita-morte-vita si trasforma in un movimento verso l’integrità e la resurrezione. Questo concetto richiede meditazione per essere interiorizzato: si tratta di un’idea che sfida la nostra comprensione lineare e richiede un’apertura spirituale per essere afferrata. È una riflessione che non solo consola, ma rinnova la speranza, poiché mostra che ogni ombra di morte è avvolta e trasfigurata dalla luce della vita divina.

Qui liberazione dalla morte spirituale e dall’inganno della morte biologica attraverso un percorso di risveglio, di resurrezione.

“Il Cristo Risorto segna il passaggio a una nuova era. Dà origine al Regno dei cieli sulla terra dilatando il raggio della creazione. La risurrezione equivale a un nuovo livello di coscienza sempre attivo, forza propulsiva di santificazione, processo di redenzione che inizia nella vita terrena suscitando uno sguardo nuovo, aprendo una nuova prospettiva. L’esperienza di fede richiama verso una luce che si rivela quanto più l’oscurità viene riattraversata, sofferta, disciolta. Dà il radicamento che fortifica e nobilita. Permette di accettare quanto grava senza più mentire a sé stessi”.

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