Nel pensiero elaborato da Antonella, “acconsentire” significa lasciarsi attraversare, aprire il varco, non opporre resistenza al movimento che lo Spirito compie in noi. Antonella parla spesso dell’Amore come energia creatrice, principio divino che plasma la realtà dal di dentro. È l’Amore che ha generato l’universo, che ha fatto sì che Dio si faccia carne, che continuamente cerca un varco nell’interiorità dell’essere umano. È lo Spirito che, come ricorda Gesù nel dialogo con Nicodemo, “soffia dove vuole, e ne senti la voce, ma non sai da dove viene né dove va” (Gv 3,8). L’Amore non si impone: attende il nostro consenso.
Antonella spesso parla del cuore umano come di un grembo: può restare chiuso oppure aprirsi, diventare spazio fertile. “Acconsentire” è quindi un sì interiore. Un lasciarsi portare, fidarsi, affidarsi. Sulle ali della grazia, come dice Antonella.
Maria è la figura emblematica di questo acconsentire. Il suo “avvenga di me secondo la tua parola” (Lc 1,38) è l’archetipo di ogni apertura all’Amore. Antonella vede in Maria non solo la madre del Cristo, ma il modello della creatura riconciliata, di colei che non trattiene, non argina, ma si lascia attraversare dalla corrente dello Spirito. Nel suo sì, il divino ha potuto incarnarsi. Ogni nostro piccolo sì partecipa a questa stessa logica: l’Amore cerca corpi da abitare, mani da muovere, occhi da illuminare. Strumento da cui agire.
I Santi sono coloro che hanno acconsetito alla spinta dell’Amore, e hanno lasciato che l’Amore lavorasse in loro. Si tratta allora, dal mio punto di vista, di entrare nello stesso sì, di lasciarsi toccare dalla stessa spinta, di essere plasmati dallo stesso Amore. Il cammino spirituale è una resa fiduciosa.
L’amore come fuoco che plasma. Acconsentire all’Amore implica liberarsi dal dominio dell’ego. L’io separato, chiuso, autoreferenziale è il primo grande ostacolo. Secondo Antonella, l’ego costruisce mura interiori, sistemi di difesa, strutture che irrigidiscono il flusso della vita. L’Amore, invece, disarma. Fa crollare le maschere. Invita alla nudità dell’essere.
Non è facile accettare questa spinta, perché ci spoglia. Ma è proprio nel punto di rottura, di resa, che qualcosa può accadere. Come scrive san Paolo: “Quando sono debole, è allora che sono forte” (2 Cor 12,10). La potenza dell’Amore si manifesta proprio dove l’io cede.
L’Amore non viene dall’esterno. È già dentro. È il Regno dei Cieli, che è il Regno dell’Amore, che è già dentro di noi. Antonella si riferisce spesso alla “scintilla originaria” presente in ogni essere umano, un nucleo luminoso che non può essere corrotto. L’Amore non va importato: va risvegliato. La spinta che avvertiamo nel profondo è la nostra parte più vera che chiede di emergere.
Acconsentire, allora, è riconoscere ciò che già siamo: creature generate dall’Amore, chiamate a ritornare all’Amore, passando attraverso il crogiolo del tempo e della libertà. Uno dei frutti più profondi di questo consenso è la trasformazione del tempo. Nel pensiero di Antonella, il tempo non è più solo una sequenza che consuma, ma uno spazio abitabile, un grembo dove l’eterno può fare irruzione. Quando l’Amore attraversa il tempo, lo redime: il presente diventa presenza, l’attimo diventa eterno. Vivere nella pienezza dell’essere. È il tempo della grazia. Alla fine, ciò che conta non è “fare grandi cose”, ma lasciarsi trasformare, diventare canali trasparenti, dove lo Spirito possa abitare.
Come scrive Meister Eckhart, Dio è incessantemente generato nell’anima.
“Acconsentire” allora direi che nel pensiero di Antonella equivale ad “incarnare”: acconsentire alla spinta dell’Amore è un movimento interiore che coinvolge tutto l’essere. L’Amore che scende e prende corpo in noi, che ci attraversa e si manifesta attraverso la nostra umanità, nella concretezza del tempo e delle relazioni.
L’Amore che prende volto, voce, occhi, mani. Acconsentire alla spinta dell’Amore significa allora incarnare l’Amore, diventarne manifestazione, e contribuire a costruire il Regno dei Cieli dentro e intorno a noi.