Dalla morte spirituale alla guarigione dello Spirito

Antonella ci propone una lettura liberante del Vangelo, svincolata da apparenze morali o dogmatiche, per restituirci il cuore nudo del messaggio cristiano. Amore liberante. Parola viva che guarisce, accoglie, libera.

In questa luce, i vari riferimenti alla “morte” nel Vangelo non alludono tanto alla morte fisica quanto a quella spirituale, che si consuma quando l’essere umano si chiude alla luce. Si tratta spesso di un atto di volontà: restare nel buio per non vedere, per non essere visti. In questa scelta c’è già un’autocondanna, una separazione, una caduta. Si sceglie quella che sembra una scappatoia facile.

La falsa coscienza diventa lo strumento con cui questa condizione si legittima e si perpetua. È un meccanismo di difesa che protegge l’ombra, che giustifica l’oppressione e le azioni malvagie, creando una forma di “pace” che in realtà è solo assenza di verità. Temiamo di confrontarci con le parole più oscure di noi, di vederle, di accettarle. Quindi le fuggiamo, e le rimuoviamo. Una maschera dell’io che protegge l’ombra, giustifica il male, e costruisce una pace apparente, una stabilità fondata sull’autodifesa, sull’adattamento, sulla rimozione. Ma quella pace è solo anestesia. È la quiete della prigione, non la libertà del cuore. Angoscia, luogo di chiusura.

Questa è la morte che il Vangelo denuncia: una vita separata dalla fonte dell’Amore e della Luce, che sopravvive nel controllo e nell’idolatria, ma è già spiritualmente spenta.

Contro questa chiusura, si alza la voce dello Spirito. Nella visione di Antonella, l’era dello Spirito Santo comincia quando lo smascheramento non è più rinviabile. È un atto di misericordia. Senza lo sguardo dello Spirito, la visione del buio interiore sarebbe insopportabile. La verità, senza amore, schiaccia. Ma la verità nello Spirito, nella luce della misericordia, guarisce.

La misericordia ci guarda non per giudicarci, ma per renderci veri. Lo Spirito non cerca la perfezione, ma la nudità. Il contrario della menzogna non è la purezza morale, ma la trasparenza. Purezza come adesione, come un “sì, eccomi”. Lo Spirito non attende altro che una breccia. Un’apertura, una resa.

La misericordia dello Spirito non cerca la perfezione in noi, ma la nostra disponibilità, la nostra presenza. Non ci chiede di essere migliori. Il contrario della menzogna non è la virtù, ma la trasparenza. L’autenticità. È il coraggio di lasciarsi guardare là dove siamo più fragili, più incoerenti, più affamati. Perché lo Spirito non si scandalizza di nulla e non ci giudica: basta una fessura, un varco, una resa. Lì entra.

Questo è il cuore dell’annuncio: non devi cambiare per essere amato/amata. Ma lasciarti amare, e da lì comincerai a cambiare e ad amare. Lo Spirito non giudica o rifiuta le nostre contraddizioni. Lo Spirito è già dentro di noi: attende solo che diciamo “sì, eccomi”.

Stare con sincerità davanti a sé stessi, farsi raggiungere, farsi amare per imparare ad amare, essere finalmente ciò che si è, alla luce dell’Amore che ci abita e ci chiama.

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