Vita eterna: aldiquà da trasformare

La visione della vita eterna che Antonella propone è esperienziale. Essa si traduce in una nuova postura interiore verso la vita nello spazio-tempo: uno sguardo che sa riconoscere il divino nell’umano, l’infinito nel finito, l’eterno nel tempo, e incanalarlo, incarnarnarlo. Vita eterna: dimensione dell’essere, spostamento di coscienza. Piena appartenenza. Spalancare gli orizzonti, lasciare che lo Spirito sciolga le nostre pesantezze. Affinare i sensi spirituali. Lasciarsi portare con piena fiducia dallo Spirito. Sulle ali della grazia.

Il Regno di Dio è dentro di noi, insegna il Vangelo. Per accedervi, dobbiamo denudarci, passaggio interiore radicale: svestirsi dell’io egoico, della volontà di possesso, di dominio, di affermazione. Antonella lo indica come un cammino di spoliazione e di resa, che corrisponde alla povertà evangelica: libertà interiore da ogni attaccamento. Solo nella misura in cui l’ego cede, si dissolve, muore, può farsi spazio il divino, può fluire lo Spirito. Lì nasce la vita eterna: nella morte dell’io separato e nella nascita dell’Io Sono, coscienza cristica.

La vita eterna è dunque un vivere nella luce dell’amore che libera, trasfigura, si tratta vivere ogni attimo giorno come se fosse eterno cioè abitato da Dio, colmo di amore, ogni attimo siamo chiamati a realizzare il nostro nome, a diventare canale, manifestazione. Contribuire alla forza creatrice, alla misura dell’Amore, conformarsi. È un invito a trasfigurare il presente, a rendere ogni gesto, ogni relazione, ogni parola una testimonianza.

L’eterno non è un aldilà da attendere, ma un aldiquà da trasformare. L’eternità, per lei, è già qui. Fondamentale, in questo cammino verso la vita eterna, è la via dell’interiorità. Solo attraverso il silenzio, la contemplazione, l’ascolto profondo, è possibile entrare in contatto con la dimensione eterna. La vita esteriore, frenetica e dispersa, rischia di farci perdere l’accesso a questa profondità.

La pustinia è simbolo di questo spazio interiore: una “desertificazione” dalle distrazioni per ritrovare la sorgente viva dell’eterno. Non a caso, Antonella parla di una mistica incarnata, che non si rifugia nell’astratto, ma si realizza nella carne, nelle relazioni, nella materia trasfigurata.

L’eternità è una verità dell’oggi, seme divino presente in ogni creatura.

In L’eterno nel tempo (Antonella Lumini, Castelvecchi Editore 2025), Antonella descrive l’eterno come una realtà esperienziale, condizione dell’essere, della coscienza, che si può toccare nel silenzio, nella preghiera, nella relazione autentica. È una condizione che trasforma la vita quotidiana: vivere eternamente significa vivere nell’amore, nella gratuità, nella consapevolezza della Presenza. Diventare canale, manifestazione. Dio in Dio.

Per Antonella, la vita eterna è una qualità dell’essere che si manifesta nella misura in cui ci spogliamo dell’ego e della volontà di possesso, per entrare in uno stato di offerta, ascolto e apertura. Essa coincide con la presenza dello Spirito in noi, con la vita divina che si fa spazio nel nostro tempo interiore. Il tempo, nel suo significato più autentico, diventa “il grembo in cui l’eterno si incarna”, uno spazio interiore in cui Dio si manifesta nella storia, nella carne, nel quotidiano. L’eternità, dunque, non è opposta al tempo, ma lo penetra e lo trasfigura.

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