Vorrei condividere una mia meditazione, nata dalla lettura del libro di Antonella La Passione Secondo Maria Maddalena (Lindau 2025).
Maria, la Madre,
ci conduce alla sorgente.
In lei la purezza dell’origine si fa carne,
grembo,
trasparenza.
Fiore più alto dell’umanità,
distillato di grazia,
eco fedele della bellezza originaria.
In lei, l’opera dello Spirito giunge al suo compimento.
Albedo.
Luce bianca che rischiara dopo la notte,
preludio silenzioso alla trasfigurazione.
Giovanni, il discepolo dell’intimità,
cammina nel fuoco.
L’amore mistico lo brucia e lo purifica,
liberando la mente da ogni scoria,
restaurando l’intelletto come fiamma tersa
che sale, si eleva, si consuma nel fuoco puro.
Rubedo.
Luce rossa, ardore spirituale,
esplosione d’amore che unisce conoscenza e passione.
Maria Maddalena,
la donna della soglia,
entra nella notte.
In lei si compie l’opera della trasmutazione:
assume le tenebre, non le rifugge.
Scende nel crogiolo del dolore,
nella profondità della perdita,
perché tutto ciò che è morto possa tornare alla vita.
Nigredo.
Opera al nero,
inizio del cammino autentico,
passaggio attraverso la morte necessaria.
La Maddalena abbraccia l’umanità intera,
e in lei si riflette ogni volto che risponde all’Amore.
È l’adesione senza riserve all’opera dello Spirito,
è la comunione dei santi in cammino.
La grotta, simbolo della morte accolta,
diventa grembo della rinascita.
Maria fa fluire la grazia.
La Maddalena vive l’opera.
La resurrezione non è fuga dalla morte,
ma sua trasfigurazione.
La morte della morte è vita eterna:
vita che scorre, che non oppone resistenza,
che non teme i passaggi, che si lascia trasformare. Il Regno dell’Amore, il regno dei Cieli: la vita eterna, Dio in Dio.
La resurrezione è carne redenta,
testimonianza viva,
non concetto, ma esperienza.
È amore che ha attraversato ogni sfaccettatura,
ogni ombra,
ogni lacrima.
Questi tre volti –
Maria, Giovanni, Maddalena –
non sono fasi separate,
ma dimensioni intrecciate
dell’unico cammino dell’Amore.
Non si può risorgere senza essere prima passati
attraverso la morte.
Accogliere la luce del Risorto
significa prima vedere le tenebre che ci abitano.
E lasciarsi purificare.
Perché la vita nuova germogli,
è necessario il tempo dell’attesa,
della malattia, della perdita,
del silenzio.
E poi una luce si fa strada nella carne,
nelle ferite, nel cuore.
E la vita ricomincia.
Una vita che non muore più.
Che la parola si faccia carne anche in noi.
E che, accompagnati da questi tre volti, possiamo intravedere il cammino dell’Amore che ci attraversa, ci plasma, e ci rende nuovi.