Maria e l’aspetto materno di Dio

Esiste un processo che può essere attivato soltanto dallo Spirito, un movimento interiore che si manifesta all’interno di quel corpo vivente che è la comunione dei santi: una rete invisibile, corpo mistico, comunione che unisce i viventi sulla Terra e coloro che sono risvegliati alla luce. Questo processo incide profondamente sul piano psichico e simbolico, trasformando l’umano dall’interno.

Nei suoi scritti e insegnamenti, Antonella ci invita a focalizzare la realtà materna di Dio. Nel cuore di questo processo si colloca Maria, figura cardine di una rivoluzione spirituale silenziosa e profonda. In lei si dinamizza l’incarnazione di un nuovo modello femminile: purificato, limpido, trasfigurato dalla grazia. La sua presenza rinnova i simboli connessi alla fecondità, maternità, nascita, cura, morte. Tutti questi misteri vengono trasformati, rinnovati da una luce che rivela.

Questo nuovo archetipo femminile, nella sua forza luminosa e compassionevole, incide in profondità nell’anima collettiva, suscitando misericordia, pietà, tenerezza. La devozione popolare ha da sempre mantenuto viva la presenza di Maria, ma forse non ne ha ancora compreso appieno la portata trasfigurante. Eppure, nulla ha potuto arrestare ciò che era pronto a germogliare.

Questa spinta dello Spirito ha agito sotterraneamente, veicolando cambiamenti nei piani più profondi della psiche. Ha trovato espressione concreta nella vita di molte donne, ma anche di uomini toccati dalla santità – non solo quelli riconosciuti e celebrati sugli altari, ma anche molti anonimi, che in silenzio hanno accolto e incarnato questa forza d’amore, trasmettendola alla Storia attraverso la loro vita.

Oggi, tuttavia, si rende urgente un’opera di purificazione dell’immagine di Maria, per liberarla dai sedimenti storici e culturali che ne hanno deformato la rappresentazione. È necessario smascherare la mitizzazione di una femminilità divinizzata ma irraggiungibile, troppo perfetta per essere realmente vissuta, troppo distante per potersi incarnare nel quotidiano. Un’immagine idealizzata che, se da un lato ha generato pietà e affidamento, dall’altro ha prodotto distanza e senso di inadeguatezza.

Rivisitare Maria significa allora riscoprire le valenze archetipiche e spirituali del femminile sacro, non come concetti astratti, ma come semi interiori da coltivare e incarnare nella vita. Il mondo ha oggi un bisogno profondo di questa rinascita interiore. Contemplando e meditando gli eventi della sua vita, tali energie cominciano ad affiorare in noi, emergendo dalla coscienza simbolica e aprendo varchi verso un nuovo modo di abitare il reale.

La consapevolezza diventa allora un seme: un seme di nuova coscienza, pronto a germogliare in chi è disposto a dire un “sì” pieno alla vita, alla bellezza, alla creazione. Solo chi risponde a questo richiamo interiore può assaporare la beatitudine che nasce dalla grazia, e diventare a sua volta canale di trasfigurazione per il mondo.

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