La salvezza cristiana è un cammino di svuotamento di sé,
superamento dell’io chiuso, delle sue false certezze,
per rinascere nello Spirito, nel respiro della vita eterna.
Processo di liberazione da orgoglio, attaccamento, falsi idoli, false certezze, tutto ciò che ci separa da Dio, sorgente di vera vita. Nostra vera origine. Essere liberati da tutto ciò che è illusorio, per diventare il nostro vero sé in Dio. Coscienza Cristica. Trasformazione. Kenosi (dal greco κένωσις, “svuotamento”).
Il Regno dei Cieli è un corpo luminoso, trasversale tra cielo e terra, visibile e invisibile insieme.
L’insegnamento di Antonella mette in risalto che il Cristianesimo implica, nel suo cuore, incarnazione dell’amore divino. Si conosce Dio incarnandolo: la mistica cristiana viene descritta come una mistica incarnata, l’esperienza di Dio lascia tracce viventi in noi, segni che si imprimono nel corpo e nell’anima, trasformando tutto il nostro essere.
Seguendo la via mistica indicata da Antonella, siamo chiamati a lasciarci amare e trasformare, diventando testimoni viventi di questo Regno d’Amore che già abita dentro di noi. Là dove lo Spirito è accolto, fiorisce la libertà, e la luce divina si manifesta nella concretezza della vita quotidiana. Siamo chiamati a diventare strumenti, canali.
La mistica cristiana è “mistica incarnata” perché il cristianesimo è, nella sua essenza, incarnazione del divino nell’umano: l’Invisibile che si fa visibile, l’Infinito che abita il finito, l’Eterno che entra nello spazio-tempo, il Tutto che si manifesta nel frammento. Conoscere Dio significa lasciarsi permeare dalla sua luce e dal suo amore: non si può amare Dio se non si fa esperienza del suo amore. L’insegnamento di Antonella è un invito a farsi raggiungere e trasformare dall’azione vivificante dello Spirito Santo. È un cammino di resa totale, che implica lasciarsi amare, guardare e penetrare nelle zone più intime e vulnerabili di sé, dove lo Spirito può operare la sua opera di guarigione. Accogliere lo Spirito significa permettergli di entrare nelle profondità della nostra coscienza, là dove siamo più fragili e, proprio per questo, più ricettivi alla grazia.
Quando le difese egoiche cadono e ci poniamo nell’ascolto, diventiamo un canale libero e trasparente, attraverso cui la luce dello Spirito può fluire e manifestarsi nel mondo. Ecco i poveri di spirito, la mitezza di cuore, ecco la povertà evangelica.
Nel pensiero di Antonella, aprirsi allo Spirito significa rimuovere le barriere interiori, accettare di essere guardati e amati senza riserve o maschere. In questo spazio di apertura, le ferite più profonde vengono illuminate e trasformate in luoghi di fioritura. La grazia non agisce per imposizione né per sforzo personale, ma nella misura in cui ci lasciamo modellare e plasmare dall’amore divino.
La via mistica, la via dell’esperienza diretta di Dio, è una relazione d’amore.
È un cammino verso la pienezza, la guarigione, la fioritura. Stare nell’intimità con lo Spirito significa vivere nell’ascolto, nell’affidamento totale, rispondendo all’amore che abita in noi e ci trasforma. L’amore è il luogo che tutto accoglie, la corrente che tutto genera, la consolazione che guarisce e vivifica.
Via dell’abbandono: morte mistica, svuotamento dell’ ego che apre lo spazio per rendersi dimora di Dio, purità di sguardo, un sì totale senza scarto al respiro che ci contiene e che ci chiama per tornare ad esso.
In questa resa totale, l’amore prende corpo, si incarna nella vita quotidiana, diventando testimonianza viva di Dio. Essere strumenti dello Spirito significa lasciarsi trasformare per manifestare il Regno dei Cieli, ricevere l’amore e irradiarlo, in un processo continuo di incarnazione della presenza divina nel concreto della nostra esistenza.
Siamo esseri finiti, ma nel nostro intimo è impresso l’Infinito. L’esperienza mistica lascia un segno nella coscienza, dove si sedimentano e maturano le tracce del divino.
Non si conosce Dio intellettualmente, disincarnandosi,ma lasciando che Dio si incarni in noi,
dilati i nostri sensi, affini la nostra capacità percettiva e ci renda partecipi del suo amore. Dio è amore, e solo lasciandoci amare possiamo conoscerlo
(Antonella Lumini, Mistica e Coscienza, p. 240).
Il regno di Dio è dentro di voi (Lc 17,20-21)
Al centro del messaggio evangelico c’è la tensione verso il Regno dell’Amore, un regno invisibile ma che già abita dentro di noi e si rende visibile attraverso chi lo incarna. È un regno che unisce cielo e terra. Questo Regno non è una realtà lontana o rimandata al futuro: prende forma qui e ora nella misura in cui dissolviamo le resistenze interiori e compiamo atti d’amore. Nella misura in cui siamo noi a costruirlo, operatori del Regno, collaboratori di Dio, “amici di Gesù”. Nella misura in cui siamo noi a manifestarlo.
Il Vangelo non è una dottrina da osservare, ma un annuncio di vita, una verità misteriosa che si conosce solo incarnandola.
La salvezza è svuotamento e rinascita nello Spirito Santo, un processo di trasfigurazione che inizia già in questa vita.
La vita eterna è ma una dimensione presente, percepibile ora, per chi impara a vedere oltre il visibile: vivere l’Eterno nel tempo.
Perché io vivo e voi vivrete (Gv 14,19).
Chi crede in me, anche se muore, vivrà (Gv 11,25).
Gesù è Figlio di Dio e Figlio dell’Uomo, il ponte tra divino e umano.
Nella sua vita terrena ha incarnato l’amore divino, diventando per noi parametro e compimento. La sua nascita, trasfigurazione, morte e resurrezione rivelano una nuova qualità dell’umano, in cui vita divina e vita umana si fondono perfettamente. L’incarnazione non è un evento isolato nel passato, ma un’irruzione di luce divina che continua ad aprire vie nuove. Gesù ha inaugurato un cammino: vivere redenti, trasfigurati, lasciando che l’amore si manifesti attraverso di noi. Incarnare significa acconsentire all’opera creatrice di Dio, partecipare al suo dinamismo creativo. È adesione totale all’istante, diventare frammento che racchiude il Tutto.
Come scrive Antonella:
Amore che tende a una meta: manifestare l’invisibile nel visibile, l’increato nel creato
(Antonella Lumini, Dio è Madre, p. 159).
Quando l’essere umano si apre allo Spirito, partecipa della natura divina
(cfr. 2 Pt 1,4). La morte biologica non è la fine, ma una soglia, un passaggio nella continuità di una vita eterna già iniziata ora.
Spiritualità incarnata, capace di unire corpo, anima e spirito. La preghiera e il silenzio non sono fuga dal mondo, ma esperienza che si incarna nella vita ordinaria, trasformandola: silenzio che diventa ascolto, preghiera che diventa vita.