Kenosis (κένωσις) 

Il tema dello svuotamento di sé, o kenosi (dal greco κένωσις, “svuotamento”), risuona profondamente nella tradizione mistica cristiana. La kenosi è il processo di svuotarsi dei desideri egoici e degli attaccamenti, un cammino di abbandono di sé e trasformazione che costituisce il cuore della mistica cristiana. Tutti i mistici, dai Padri e dalle Madri del Deserto a Santa Teresa d’Avila, San Giovanni della Croce e Thomas Merton, tra gli altri, descrivono come il processo di kenosi permetta agli individui di trascendere il senso limitato di sé stessi e di sperimentare una profonda connessione con la presenza divina, il Sé (l’Io Sono). La kenosi non riguarda la negazione di sé, ma la trasformazione e la liberazione. Rinunciando all’ego, il mistico attraversa un cambiamento interiore radicale, passando da uno stato di separazione a uno di unità profonda. Il frammento che riflette il tutto.

Lo “spogliarsi” rappresenta un passaggio imprescindibile e funzionale al rivestimento con Cristo, operato dalla grazia. È un atto di svuotamento di sé, che permette al credente di abbandonare ogni attaccamento egoistico e ogni sicurezza terrena per aprirsi pienamente alla trasformazione spirituale.

Nel celebre passo della Lettera ai Filippesi (2:5-7), troviamo una descrizione paradigmatica della kenosis: “Abbiate in voi gli stessi sentimenti di Cristo Gesù: egli, pur essendo nella condizione di Dio, non ritenne un privilegio l’essere come Dio, ma svuotò sé stesso, assumendo una condizione di servo, diventando simile agli uomini”.

In queste parole, Paolo descrive Cristo come il modello supremo di kenosis.

La kenosis non è solo un ideale teologico, ma un percorso concreto di conversione. Questo cammino di svuotamento richiede infatti di demolire le sicurezze e le certezze che l’uomo si costruisce nel corso della vita: le proprie ambizioni, il desiderio di controllo, e le identità superficiali che lo distolgono dall’essenziale. Un esempio di questo percorso lo troviamo nella Notte Oscura dell’Anima descritta dal mistico Giovanni della Croce, ispirato dalle intuizioni di Meister Eckhart. Giovanni narra l’esperienza di angoscia e disperazione che precedette la sua piena conversione e unione con Dio. Questa notte dell’anima è il momento in cui ogni sicurezza viene messa a nudo, lasciando l’individuo in uno stato di apparente abbandono, ma che prepara il terreno per una trasformazione radicale e la pienezza dell’unione divina.

La kenosis, dunque, non è solo un gesto di rinuncia, ma un movimento verso una pienezza che trascende l’umano.

Giovanni Taulero (ca. 1300–1361), importante mistico tedesco del tardo Medioevo, fu un predicatore e teologo domenicano, strettamente associato ai mistici renani. Fu profondamente influenzato dal pensiero di Meister Eckhart. Taulero sottolinea l’importanza della trasformazione spirituale interiore e fa riferimento alla “povertà di spirito”, intesa come un totale abbandono a Dio. Uno dei temi centrali della sua opera è l’unione dell’anima con Dio (unio mystica), che si realizza attraverso un processo di purificazione spirituale che richiede lo svuotamento di sé e l’abbandono completo dell’ego (morte mistica). Le sue idee riflettono una forte influenza della cosmologia e della metafisica neoplatoniche, attingendo in particolare al pensiero di Plotino come struttura per comprendere l’ascesa dell’anima verso l’unità con la divinità. Svuotarsi per riempirsi del divino.

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