Morte biologica e morte spirituale

Molti mistici, tra cui anche Antonella, hanno spesso evidenziato che la vita terrena può essere vista come una preparazione alla morte biologica, passaggio alla dimensione eterna. Vivere con questa consapevolezza invita a riflettere sul valore e sul senso del nostro percorso quotidiano. In questa prospettiva, la morte non è considerata un evento finale, ma come un momento di trasformazione che apre a una nuova forma di vita.

Prepararsi alla morte significa quindi vivere ogni giorno cercando di avvicinarsi alla propria essenza spirituale, cammino di consapevolezza. Questo approccio alla vita come preparazione alla morte è un invito a vivere con presenza. La vita terrena è un’opportunità per preparare l’anima a questa transizione, per giungere alla morte con una coscienza dilatata, trasformata.

Bellissimo il passaggio che cito sotto da Dentro il silenzio:

Prepararsi durante tutta la vita, lasciando lentamente quanto ci appartiene. Via via che tutto comincerà a orientarsi verso l’origine da cui proviene, il corpo comincerà a vivere la propria risurrezione e si prepara a morire. Chi invece non pensa mai alla propria morte, si sentirà come spezzare d’un tratto […] Chi crede e si pone alla sequela del Figlio vive sapendo che ogni giorno è l’ultimo, che deve tenersi pronto a salpare, a vivere leggero come una vela al vento.

(Antonella Lumini, Dentro il silenzio, p. 129).

Prepararsi significa intraprendere un processo graduale di distacco, lasciando andare lentamente ciò che ci appartiene e a cui siamo legati: beni materiali, attaccamenti, certezze egoiche. Si tratta di orientare tutto il nostro essere verso il centro da cui proveniamo, verso quella luce divina che è la nostra vera origine. La preparazione alla morte è partecipazione a una trasformazione in cui il corpo, l’anima e lo spirito si dirigono verso la pienezza della vita eterna. Prepararsi a morire, in questa prospettiva, è riconciliazione con la nostra natura finita e con il divino che abita in noi. La vita terrena come preparazione alla morte che segna il passaggio alla vita eterna, poiché lo spazio-tempo è la palestra di prove, il laboratorio in cui si forma la geometria che ci porteremo dopo. Cosa vogliamo essere, cosa vogliamo portarci. Chi vive ignorando l’importanza di questo passaggio si espone a una morte percepita come una frattura improvvisa, uno strappo doloroso e destabilizzante.

Morte spirituale: Antonella ripete spesso che nel vangelo di Giovanni, ma anche nei sinottici, la morte indica quasi sempre morte spirituale (vedi come Antonella commenta la morte e resurrezione di Lazzaro, tratto in diverse occasioni in questo sito). Nell’Apocalisse e nel vangelo di Giovanni, gli assenti sono coloro che sono morti spiritualmente, coloro che non rispondono all’amore, non lo sentono, non lo conoscono. Gli eletti sono invece coloro che hanno risposto all’amore. Gli “amati”, capaci di rispondere all’amore con l’amore, “coloro che Gesù ha scelto perché pronti ad accogliere l’amore. Solo chi si lascia amare a sua volta può amare” (Antonella Lumini, Dio è Madre, p. 36). Dio accoglie ogni peso trasformandolo in luce ma occorre la disponibilità. Altrimenti è la morte spirituale, che è come sonno perpetuo, sottolinea Antonella. La morte spirituale è assenza di amore. Luogo di separazione. Chi è separato da Dio è come smarrito, cammina nelle tenebre. Non è in vita, nella vera vita. Quindi morto.

La morte biologica non rappresenta la fine della vita per coloro che si aprono: “chi crede in me, anche se muore, vivrà“. La vita nello Spirito. Vivere in Cristo significa essere veramente e pienamente vivi, eternamente vivi, poiché lo Spirito Santo infonde la vita; la morte spirituale, al contrario, è caratterizzata dalla separazione da Dio. Chi vive in comunione spirituale con Cristo sperimenterà una continuità della vita che la morte non può interrompere.

“Morte è l’abisso che divide da Dio. Il taglio che separa. Luogo dell’assenza. Chi torna a Dio, facendosi raggiungere dal suo amore, si abbandona lasciandosi amare, esce dalla morte, rinasce a vita nuova” (Antonella Lumini, Dentro il silenzio, p. 112).

Coloro che credono in me, anche se muoiono, vivranno“: mentre i loro corpi muoiono e rimangono senza vita, i “credenti” (coloro che credono all’amore e acconsentono alla sua spinta) non muoiono. Essi sono passati alla vita eterna. Prima di rinascere nello Spirito Santo, esistiamo solo come carne mortale, senza uno spirito vivente. Oltre alla morte fisica, questo insegnamento di Giovanni ci invita a considerare la vita e la morte come stati dell’anima. È un invito a partecipare alla vita eterna e spirituale offerta da Gesù Cristo. Trascendiamo la morte riconoscendo e abbracciando la vita eterna, a cui possiamo risvegliarci qui e ora, poiché è uno stato di coscienza.

Comprendendo che la nostra vera essenza è radicata nell’eterno, ci rendiamo conto che la morte non ha su di noi alcuna presa definitiva. Questo processo viene delineato come morte della morte nel pensiero di Antonella, vedi in Dio è Madre e in Dentro il silenzio. In chi è morto (al mondo) e all’ego, può essere uccisa solo la morte. Questi sono i veri vivi, che diventano testimoni.

La resurrezione di Lazzaro: “l’uomo che si leva dal sepolcro è l’umanità che si apre al flusso della resurrezione” (Antonella Lumini, Dentro il silenzio, p. 125).

La resurrezione di Lazzaro è una storia di trasformazione spirituale e rinascita. Lazzaro, sepolto e avvolto nell’oscurità, riflette la condizione umana appesantita dai fardelli psicologici: paure, rabbia, frustrazione e il dolore accumulato, simboleggiati dalla pietra posta davanti alla tomba. Il suo stato di morte prolungata, evidenziato dall’odore dopo quattro giorni, sottolinea la profondità della stagnazione spirituale e della separazione da Dio. Lazzaro si trovava in uno stato di morte spirituale. L’atto di risveglio di Lazzaro da parte di Gesù rappresenta il potere trasformativo, il potenziale per il rinnovamento spirituale e la resurrezione per tutti coloro che sono disposti a intraprendere il cammino dell’amore e della luce.

La morte fisica non è la fine della vita; la vita eterna è vissuta qui e ora da coloro che si risvegliano al vero amore e alla luce qui e ora. Le sorelle di Lazzaro chiedono aiuto, dimostrando la volontà di essere guarite. Il comando “Scioglietelo e lasciatelo andare” indica la necessità di liberarsi dagli strati di oscurità e limitazione che oscurano la nostra vera essenza. Questo processo di liberazione e trasformazione è guidato dallo Spirito Santo. Non sono i nostri sforzi, ma lo Spirito Santo a sapere esattamente dove andare e cosa fare.

A differenza della resurrezione di Gesù, che rappresenta il compimento ultimo e la trascendenza oltre l’esistenza terrena, il ritorno alla vita di Lazzaro simboleggia una transizione dalla morte spirituale alla coscienza risvegliata all’interno della dimensione terrestre. Esso rappresenta la possibilità di sperimentare una rinascita spirituale e l’illuminazione nello spazio-tempo, un cammino verso la liberazione dai legami dell’ego e una riunione con la verità divina. La resurrezione di Gesù rappresenta il compimento ultimo dell’unione tra il divino e l’umano. È la vittoria definitiva sulla morte e sul peccato, ovvero sulla separazione dal vero amore e dalla vita. A differenza di Lazzaro, riportato in vita ma destinato a morire di nuovo, la resurrezione di Gesù è eterna. Gesù è risorto già da vivo. La resurrezione rappresenta la sconfitta della morte stessa, offrendo all’umanità la promessa della vita eterna e il superamento dell’ultima separazione da Dio. Gesù è pienamente Dio e pienamente uomo, e la sua risurrezione rivela il potenziale per l’umanità di partecipare alla vita divina. Questa unione tra umano e divino è al cuore della salvezza cristiana.

L’amore è il flusso costante dell’onda che penetra i cuori, li trasforma, li unisce e li mantiene in vita.

Pubblicato il Categorie Analisi