I Santi

Vorrei dedicare una mia riflessione personale ai Santi e soffermarmi sul concetto di santità, alla luce dell’insegnamento di Antonella. I Santi, “l’humus in cui il Regno prende corpo. Il Regno è la comunione dei santi” (Antonella Lumini, Dalla comunità alla comunione, p. 92), coloro che hanno acconsentito alla spinta dell’Amore, vita di relazione che riflette l’ordine divino. Cielo e terra insieme, vivere già sulla terra la realtà del cielo. Poiché nell’essere umano Dio ha depositato il seme della vita spirituale, che nella santità del tutto raffiora. Coloro che rinascono allo Spirito, nella pienezza d’Amore, radicamento nella fonte della Vita stessa. Il Verbo è eternamente generato nel cuore dell’essere umano, ma deve essere accolto per essere incarnato. Memoria di appartenenza a Dio, generati da Dio, che deve essere risvegliata.

La santità, vera trasparenza, adesione totale. I Santi, che hanno lasciato che l’Amore si facesse visibile nei gesti, nella parola, nella presenza. Ma la santità non è senza ferite. Al contrario: si manifesta spesso proprio nelle crepe, nella debolezza, nella notte interiore. Testimoni che l’Amore può abitare anche le forme più povere e incompiute. E che proprio lì, dove l’ego cede, lo Spirito trova casa.

L’esempio dei Santi ci insegna la santità come accoglienza della propria umanità. È lì, quando ci si lascia guardare dallo sguardo dell’Amore, quando si smette di nascondersi, di opporre resistenza. Quando si accoglie la ferita.

La santità non è perfezione, ma trasparenza fragile. Le ferite accolte, che non diventano nascondiglio ma fessure attraverso cui si lascia passare la Luce. È dire: “eccomi”, anche con le mani vuote. Totale fiducia, apertura. È non fuggire da sé stessi, non mascherare le ombre, ma offrirle come terra perché l’Amore possa piantarvi il suo seme.

Solo chi ha smesso di nascondersi può diventare dimora viva dell’Amore. Perché Dio non cerca fortezze, ma crepe. Non cerca maschere lucenti, ma volti veri.

I Santi, vibrazioni sottili, rinfrangenze luminose, potenze da accogliere. Incarnazioni dell’Amore. Ognuno ha il suo modo unico di acconsentire. Ognuno deve realizzare il proprio nome, quello che gli è stato affidato. L’Amore non si ripete: si declina in ogni vita con tonalità irripetibili. E ogni Santo, in questo senso, è una manifestazione della vita eterna, della comunione, una modulazione dell’Amore che prende forma attraverso la singolarità. Parte del corpo mistico., il frammento che contiene il tutto. L’Amore spinge in ogni cuore, e attende solo un sì, anche timido, anche stanco. È in quel sì che si accende il mistero.

Farsi grembo dell’invisibile, accogliere la luce. I Santi, creature che non hanno opposto resistenza alla corrente luminosa della Grazia, e che hanno lasciato che Dio fosse Dio in loro. Si sono fatti attraversare, diventando canali. Incarnando il Regno dei Cieli, il Regno dell’Amore.

I Santi, che hanno acconsentio, facendosi vuoto per dare spazio all’Amore, hanno lasciato che l’Amore lavorasse in loro, come terra che si lascia fecondare dalla pioggia.

E “acconsentire”, nel pensiero di Antonella, significa mio avviso “incarnare”.
È lasciare che l’Amore prenda voce, volto, occhi, mani,
che scenda fino alle ossa, che si faccia corpo nella carne del tempo.

Sono Santi quelli che hanno detto “sì” nel silenzio,
nella notte, nella povertà.
Quelli che Dio abita in quanto si fanno dimora.

Come Maria, che ha detto avvenga,
e ha fatto spazio al Verbo.
Come Francesco, che si è spogliato
per essere ricolmato.
Come Teresa, che ha amato nel piccolo,
nella polvere, nella fiducia.

Come Rita, Santa Rita,
che ha acconsentito senza clamore,
nel dolore silenzioso della sua vita spezzata,
nella fedeltà senza riconoscimenti,
nella fede che non ha bisogno di spiegazioni.
Lo slancio dell’anima nuda. Il volto dell’amore che non si arrende.
Che non cerca risposte rapide, capace di abitare lunghe attese,
le ferite che non si rimarginano subito,
le preghiere che restano sospese.
Fedeltà all’invisibile, forza nascosta che tiene in piedi
quando tutto crolla.
Ha lasciato che l’Amore trasformasse il peso in luce.
Chi si affida, pur tremando.

I Santi, luoghi dove Dio abita e si fa presenza. Dimora dell’eterno.

E poi i Santi della porta accanto, quelli che non sono mai saliti agli altari e che sono rimasti sconosciuti, coloro che rimangono nell’anonimato eppure testimoni silenziosi che lasciano un’impronta indelebile. Non sono mai saliti agli altari, non compaiono nei calendari liturgici. Eppure, i santi della porta accanto hanno vissuto l’amore con radicalità e fedeltà nel silenzio della vita quotidiana. Persone comuni (del passato, del presente e del futuro) che, senza clamore, lasciano, hanno lasciato o lasceranno una traccia indelebile nella storia della salvezza. La loro vita, nascosta agli occhi del mondo, è stata manifestazione concreta dell’amore di Dio. Sono coloro che hanno saputo donarsi, perdonare, resistere nella prova, custodire la fede anche nel buio. Testimoni silenziosi, eppure potentissimi, della grazia operante nel segreto.

Anche loro sono membra vive del Corpo mistico di Cristo. La loro santità non è stata proclamata, ma si è irradiata nella trama nascosta dell’esistenza. Essi ci ricordano che la santità non è privilegio di pochi, ma vocazione universale. Che l’amore quotidiano, semplice e fedele, ha un valore eterno. E che spesso, è proprio nei luoghi più ordinari che si compiono i miracoli più grandi.

Carne visitata dalla luce.
Silenzi che custodiscono. Soglie aperte sull’invisibile,
frammenti di cielo che camminano sulla terra.
In loro Dio vive, respira, ama, soffre, consola.

Ogni Santo è una storia attraversata dalla Grazia.

Basta un sì.
Un piccolo sì.
Un sì che non sa,
che trema,
che tace.
Che non grida e non pretende, ma che apre e si affida. Che si lascia trasportare.

Basta un sì.
Piccolo come un seme,
fragile come un respiro,
silenzioso come un attimo che passa e che spalanca l’eterno.

Ogni volta che diciamo sì,
anche senza comprendere,
anche con le mani vuote,
partecipiamo al mistero dell’incarnazione.

Un sì che si offre e si affida. Che non chiede garanzie. Che non attende condizioni ideali. Che non sa dove condurrà, ma che accetta di lasciarsi portare.

“Il vento soffia dove vuole e ne senti la voce, ma non sai da dove viene né dove va: così è chiunque è nato dallo Spirito” (Giovanni 3,8)

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