Quando Gesù dice: “Andiamo all’altra riva” (Mc 4,35), invita i discepoli a un passaggio interiore. L’ altra riva è la dimensione dell’infinito-eterno, del mistero: il mondo dello Spirito. Richiede immersione profonda: lasciarsi prendere, lasciarsi portare, farsi attraversare, vedere, toccare, trasformare.
“Andiamo all’altra riva”, dice Gesù, e in quell’invito si apre un mare. Un passaggio di coscienza, dal visibile all’invisibile. L’altra riva è un luogo senza coordinate. L’invisibile nel visibile.
E per attraversare serve levità della grazia, non la gravità della forza. L’altra riva: simbolo di cambiamento interiore e di prova.
Altra riva come “altro stato”: condizione nuova dell’essere. È l’invito a uscire dal conosciuto per entrare nel mistero.
In una prospettiva mistica, “l’altra riva” rappresenta il mondo dello Spirito. Non si tratta di accumulare sforzi o strategie, ma di lasciarsi portare, di fidarsi. Il sonno di Gesù nella tempesta diventa allora simbolo di fede/fiducia, affidamento, radicamento che il nostro cuore, il nostro spirito trova nello Spirito. Anche, coscienza Cristica: il radicamento dell’ l’Io Sono versus la paura, l’agitazione frenesia dell’io sono, rappresentato dai discepoli in preda alla paura davanti alla tempesta.
L’acqua separa il “prima” dal “dopo”, il vecchio dall’uomo nuovo. L’“altra riva” è la terra promessa, la dimensione dove la Parola si compie. L’“altra riva” non è un traguardo definitivo, ma un orizzonte che si sposta sempre oltre, attirando l’anima in un slancio senza fine verso l’Infinito-Eterno.
In questa luce, l’attraversamento con Gesù non è una singola esperienza mistica conclusa, ma un dinamismo continuo. La barca è la comunione dei Santi, le acque sono le vicissitudini della vita, la tempesta è la prova, e Cristo è la calma al centro.
Quindi spostare lo sguardo. Orientamento, radicamento. Gregorio di Nissa spiega che l’altra riva è ogni volta più avanti: Dio attira l’anima come una luce che non si lascia mai catturare, ma che rende sempre più luminosa la ricerca.
Antonella sottolinea come il nostro tempo sia segnato dalla gravità della forza: violenza, dominio, manipolazione della realtà attraverso il potere. Di fronte a tale peso, solo la levità della grazia può resistere. La grazia non forza la realtà: la libera. Si muove con delicatezza, restituendo armonia senza violenza. Questa levità—radicata nello Spirito, nella Sapienza e nel femminile—è l’unica via verso un equilibrio autentico. È il passaggio all’“altra riva”, dove l’umanità può divenire non solo homo sapiens, ma homo spiritualis: un essere pienamente vivo nella materia e nello Spirito.
L’archetipo femminile è apertura, accoglienza, spazio interiore—dimensioni che conducono naturalmente alla vita contemplativa. Spirito e Sapienza sono inseparabili da questa energia, e il suo recupero è decisivo per affrontare l’oscurità del presente.
Una lettura psicologica del passaggio di Matteo potrebbe suggerire che la “riva” da cui si parte rappresenta il conosciuto: abitudini, sicurezze, identità consolidate. L’“altra riva” è il misterioso. L’attraversamento implica affrontare tempeste: simbolo delle resistenze interiori al cambiamento. Il sonno di Gesù può essere visto come una sfida: “Dove poni la tua fiducia quando sembra che Dio taccia?”. L’altra riva, in termini psicologici, è il superamento di blocchi interiori, il passaggio a una maturità nuova.
Alcuni esegeti descrivono l’acqua come grembo e come soglia. Il viaggio notturno come immagine della morte e risurrezione. L’altra riva come comunità rinnovata, terra della vita nuova. “Attraversamento”: si entra da una porta e si esce trasfigurati, come se si fosse passati all’altra riva del tempo e dello spazio. L’eterno, la vita eterna, accedere alla vita eterna qui e ora.
Nella tradizione cristiana, l’immagine dell’altra riva è stata associata anche al compimento ultimo, in una visione escatologica: il passaggio dalla vita terrena all’infinito-eterno dopo la morte. Il transito attraverso la “tempesta” della morte. Cristo come Colui che guida l’umanità alla riva del Regno.
Antonella spiega che il Vangelo ci invita a compiere, già durante la vita terrena, un passaggio decisivo: dalla visione dell’esistenza totalmente identificata con lo spazio e il tempo, all’apertura all’infinito e all’eterno, resa possibile dall’accoglienza dell’opera dello Spirito. Soglie da attraversare, l’eterno è una dimensione gia presente nel tempo. Il tempo è una categoria dell’eterno.
La resurrezione della carne significa proprio questo: riportare alla vita ogni parte di noi che è morta, che giace sull’indifferenza, dimenticanza, egoismo, inganno, peso del dolore che quando non guarito diventa tenebra, pesantezza, malattia interiore. Lo Spirito guarisce, illumina e alleggerisce, se ci trova aperti e disponibili alla sua azione. Questa è la Buona Novella: la possibilità di rinascere già ora, lasciando che la vita nuova prenda dimora in noi.
Andiamo all’altra riva.