Il cammino

In questo articolo, vorrei approfondire il verbo greco περιπατέω in Galati 5,16 ed Efesini 5,8.

Il verbo greco περιπατέω (peripateo), letteralmente “camminare intorno, percorrere”, è utilizzato nel Nuovo Testamento non soltanto in senso fisico, ma come una potente metafora dell’esistenza umana nella sua dimensione spirituale. “Camminare” descrive la direzione che orienta la vita, la qualità della relazione con lo Spirito, la fedeltà dell’essere umano alla sua vocazione.

Entrambi i due versetti sopra citati fanno del cammino l’immagine privilegiata per esprimere la trasformazione interiore e comunitaria che la fede in Cristo genera. Immagine dinamica che traduce la vita cristiana come processo in continuo movimento. Il “camminare” implica una progressione, un attraversamento, un lasciarsi condurre in avanti. In Galati 5,16, l’apostolo Paolo mostra che lo Spirito Santo è la forza interiore che orienta e sostiene ogni passo, liberando l’uomo dai desideri egoistici che lo imprigionano. In Efesini 5,8, il credente, divenuto “luce nel Signore” mediante il battesimo, è chiamato a vivere in coerenza con questa nuova realtà, come “figlio della luce”.

Il linguaggio del cammino ha radici profonde nella tradizione biblica. L’Antico Testamento parla di camminare con Dio (Gen 5,24; Gen 6,9, di Noè) come espressione di un’intimità radicale e continua con il Signore. La Torah stessa è presentata come “via” lungo la quale l’uomo deve procedere. I Salmi cantano la beatitudine di chi “cammina nella legge del Signore” (Sal 119,1).

Il Nuovo Testamento riprende e approfondisce questa prospettiva. In Cristo, il cammino non è più soltanto obbedienza alla Legge, ma apertura all’azione dello Spirito, che trasforma dall’interno e dona la libertà dei figli di Dio.

In Galati 5, Paolo contrappone due dinamiche esistenziali: da una parte, “le opere della carne”, espressione della chiusura egoistica e autoreferenziale dell’uomo; dall’altra, “il frutto dello Spirito”, manifestazione della vita nuova generata da Dio (Gal 5,19-23).

“Camminate secondo lo Spirito” (peripateite pneumati) indica un movimento costante, quotidiano, che coinvolge tutta la persona. Paolo parla di un orientamento pratico della vita: il cristiano è chiamato a lasciarsi guidare dallo Spirito, a dimorare nello Spirito in ogni passo, in ogni scelta, in ogni relazione.

Il verbo peripateo, con la sua sfumatura di continuità, suggerisce che la vita spirituale è un percorso: un divenire costante, un avanzare che richiede fedeltà, vigilanza e apertura. Camminare nello Spirito significa dunque imparare a discernere i moti interiori, lasciando che sia lo Spirito a condurre, a purificare, a liberare.

In Efesini 5,8, “camminate come figli della luce” significa assumere l’identità battesimale, figli di Dio, nella concretezza delle relazioni quotidiane. La luce non è solo simbolo di conoscenza e verità, ma soprattutto di trasparenza, autenticità e comunione. Il cristiano, camminando come figlio della luce, manifesta nella sua vita il riflesso della vita stessa di Cristo, che è “la luce del mondo” (Gv 8,12).

Camminare nello Spirito e nella luce.

Il verbo peripateo ci consegna, in definitiva, una spiritualità del cammino. La vita cristiana è un dinamismo. Non si tratta di raggiungere subito una perfezione astratta, ma di imparare, passo dopo passo, a lasciarsi trasformare dallo Spirito e dalla luce di Cristo.

Questo implica accettare la logica della gradualità, la pazienza del processo, la disponibilità a ricominciare ogni giorno.

Il verbo peripateo illumina la vita cristiana come un cammino costante, guidato dallo Spirito e irradiato dalla luce di Cristo. Camminare nello Spirito è il contrario del vivere secondo la carne: è lasciarsi condurre da una forza che libera e unisce. Camminare come figli della luce è rendere visibile, nelle scelte quotidiane, la vita dello Spirito che agisce in noi, attraverso di noi. Programma di vita, radicamento, direzione.

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